Prima Volta Mamma
Gravidanza oltre termine: perché un parto ritarda

Gravidanza oltre termine: perché un parto ritarda

Nelle ultime settimane di gravidanza il desiderio di conoscere il proprio bambino è sempre più intenso man mano che si avvicina la data presunta del parto. Presunta, appunto, perché a volte l’attesa risulta essere più lunga del previsto, i giorni passano ma il bambino non dà nessun segnale di voler venire al mondo, è in questo caso che a abbiamo una situazione di parto oltre termine.

GRAVIDANZA OLTRE TERMINE, COSA SIGNICA E COME SI CALCOLA

Proviamo a fare un po’ di chiarezza su cosa vuol dire termine di gravidanza e come si calcola.
La durata media di una gravidanza è di 280 giorni, ossia 40 settimane. La Federazione Internazionale di Ostetricia e Ginecologia (FIGO) considera oltre il termine, una gravidanza che si protrae oltre la 42esima settimana diamenorrea, dopo cioè 295 giorni dalla data dell’ultima mestruazione.

Ma come si calcola la data presunta del parto (DPP)?

I metodi sono due: il primo, utilizza la data dell’ultima mestruazione, dalla quale si contano 280 giorni, 40 settimane appunto. Poiché, però, spesso il ciclo è irregolare, e quindi anche la data dell’ovulazione e del concepimento può variare, per ottenere un’informazione più precisa e attendibile si fa riferimento ai dati dell’ecografia di datazione che si effettua tra la decima e la dodicesima settimana. L’ ecografia di datazioneprende in considerazione le misure effettive dell’embrione, soprattutto la lunghezza vertice sacro e attraverso la misurazione di alcuni parametri fetali permette di verificare la corrispondenza o meno, tra l’effettivo sviluppo raggiunto dal feto e la data dell’ultima mestruazione. Quando questa corrispondenza manca, la gravidanza viene ridatata, come se l’ultima mestruazione fosse avvenuta qualche giorno prima o qualche giorno dopo, così da avere una data presunta del parto (DPP) il più attendibile possibile.
Nonostante però la precisione dei calcoli, può accadere che il bambino si faccia attendere, quali possono essere le cause?

CAUSE DI UNA GRAVIDANZA OLTRE TERMINE

Si stima che il parto oltre termine riguardi circa il 10% delle gravidanze totali e sia più frequente nelle primipare(donne al primo figlio)
Non esiste una causa specifica ed univoca per un parto oltre termine ma esistono alcuni fattori predisponenti.
Innanzitutto, come abbiamo già accennato, possono esserci errori di calcolo nella datazione della gravidanza ma anche la familiarità (avere madre e/o sorelle che hanno avuto gravidanze post termine) può essere un fattore condizionante.
Alcuni studi hanno messo in relazione l’assunzione di farmaci tipo FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei) con il ritardo nel rilascio degli ormoni del travaglio. Questi farmaci, come l’aspirina per esempio, sono molto importanti nella prevenzione delle trombosi, quindi è sempre opportuno valutare insieme al proprio ginecologo, il rapporto rischi/benefici.
Sembra che, anche le donne che hanno iniziato una gravidanza dopo l’uso prolungato della pillola anticoncezionale, o durante l’allattamento, abbiano maggiori probabilità di avere un parto oltre termine. In entrambi i casi, oltre ad una difficoltà di datazione della gravidanza, (e per questo si ricorrerà all’ ecografia del primo trimestre), entrano in gioco fattori ormonali che possono posticipare la data del parto.

Ci sono rischi per la mamma e per il bambino?

Nella maggior parte delle gravidanze che superano di poco le 41-42 settimane non compare nessun problema particolare. Tuttavia, oltre tale termine, si verifica una situazione definita di post maturità, e possono manifestarsi problemi per il bambino e per la mamma. Innanzitutto, la placenta va incontro ad invecchiamento, la cosiddetta senescenza placentare. In questo caso, la placenta non riesce più a fornire al feto un adeguato apporto di ossigeno e sostanze nutritive e può verificarsi un arresto della crescita con una sofferenza fetale. Il liquido amniotico in cui è immerso il bambino tende a riassorbirsi e lo spazio ristretto in cui si viene a trovare il feto può facilitare una compressione del cordone ombelicale e ridurre l’apporto di ossigeno. In seguito alla ridotta ossigenazione fetale può accadere che il bambino contragga l’intestino ed emetta le sue feci dentro la pancia e poi le aspiri, provocando la sindrome da aspirazione di meconio con successiva difficoltà respiratoria. Inoltre, le gravidanze post termine aumentano le probabilità di distocia della spalla perché più il bambino cresce, più aumenta la possibilità che le dimensioni delle spalle superino la larghezza del bacino materno, e conseguentemente il rischio di manovre che possono provocare lesioni traumatiche.
Per la mamma, i rischi sono quelli di andare incontro ad un parto operativo, che potrebbe necessitare dell‘uso della ventosa o il ricorso ad un parto cesareo, nonché una maggiore probabilità di lesioni perianali come esito di un neonato macrosomico.

Esami e controlli

Naturalmente, la scienza medica è in grado di prevenire tali rischi e complicanze, attraverso una serie di esami e controlli a cui viene sottoposta la mamma nelle ultime settimane di gestazione, soprattutto se questa tende a prolungarsi.
In genere, a partire dalla 41 esima settimana vengono effettuati esami per valutare il movimento e la frequenza cardiaca del feto (monitoraggio cardiotocografico) e l’ecografia per valutare i movimenti attivi fetali e la quantità di liquido amniotico.
Solitamente, a 41 e talvolta a 42 settimane, il travaglio viene indotto, mentre in alcune situazioni si deve ricorrere al parto cesareo.

Cosa significa “travaglio indotto”?

Le tecniche utilizzate per indurre il parto sono sostanzialmente due. In caso di donna primipara e collo dell’utero chiuso, si preferisce ricorrere alle prostaglandine che producono la maturazione della cervice uterina e ne stimolano la contrazione. Le prostaglandine possono essere somministrate oralmente o applicate in vagina con un gel o delle speciali candelette, che una volta in loco, rilasciano progressivamente il farmaco. In questo caso, l’avvio alle contrazioni sarà più graduale e leggero.
Se invece la donna è pluripara o se il collo è già appianato, si procede con l’amnioressi, cioè la rottura manuale delle membrane amniotiche e si somministra ossitocina per via endovenosa allo scopo di intensificare le contrazioni e accelerare la dilatazione.

Per concludere, è importante sapere che la scienza medica dispone degli strumenti adatti a prevenire rischi e complicanze, qualora dovessero presentarsi, e affidarsi con serenità al ginecologo o all’ ostetrica di fiducia è senz’altro la scelta più saggia, per la mamma e per il bambino.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.